STAGIONE BREVISSIMA: colpa del “coronavirus”? Mah!

Pubblicato il Mag 28 2020 - 8:04pm by Ezio Cardea

“Bisogna”, dice l’appassionatissima Allegra Giuffredi nell’articolo “Una grande occasione …”,   “che ci inventiamo qualcosa per portare virtualmente pubblico allo stadio del baseball … Bisogna giocarsela con lo streaming, con le piattaforme e con la radio …”.

Purtroppo le attuali restrizioni imposte dalla pandemia giustificano il vuoto degli stadi di questa sfortunata stagione, ma non dobbiamo dimenticare che il coronavirus non è per nulla colpevole  dello squallore che la tv ci offre ormai da diversi anni con le sue carrellate sugli spalti, anche quelli più famosi.  Bene streaming, radio e tv, vista l’emergenza, ma pensiamo al futuro quando la carenza di pubblico non avrà più nessuna scusa.

Come fare per riportare agli stadi il pubblico di qualche decennio fa?

Il rimedio è semplice, ma difficile da realizzare perché bisogna che cambi la mentalità di chi sta ai vertici del movimento,   intendendo per vertice non solo quello federale ma anche quello delle società più rappresentative e quindi più influenti del nostro baseball.

I veri appassionati di baseball vivono nel meraviglioso mondo dei sogni e seguirebbero il baseball 365 giorni su 365, h 24 per giorno, proprio come farebbe la nostra Giuffredi (il sottoscritto compreso, ovviamente).

Per contro, proprio coloro che stanno ai vertici  cercano ogni pretesto per comprimere l’attività nel tempo e nello spazio, sicché i veri appassionati possono stare a contatto del baseball solo poco più di un paio di mesi all’anno:  la più che naturale conseguenza è che,  a furia di vedere stagioni sempre più corte, finiscono per disamorarsene e disinteressarsene, proprio come i fidanzatini residenti l’uno a nord e l’altro a sud i quali,  avendo poche occasioni per incontrarsi se non  per filo o  per whatsapp, finiscono per lasciarsi perché a portata di mano di entrambi ci sono altre attrazioni  …

Allora perché mai restare legati al baseball che dura solo qualche mese mentre vi sono mille altre discipline sportive che possono riempire il tempo libero per gran parte dell’anno?  Proprio queste discipline, tra l’altro meglio gestite, diventano necessariamente la destinazione privilegiata della grande maggioranza dei nostri figli e nipoti e … necessariamente anche  di genitori e nonni …

E gli spalti del baseball sono sempre più deserti!

Tornando a quanti hanno un ruolo determinante nella guida del movimento, sembra che  costoro  siano poco consapevoli o  comunque  ben poco preoccupati delle negative ripercussioni di un gioco “giocato” sempre di meno: disamoramento dei fan, calo mediatico,  minore interesse degli sponsor, conseguenti minori risorse al movimento … In atri termini, declino! Un declino verso cui i vertici sono del tutto inerti perché lo ritengono ineluttabile addebitandone la colpa alla crisi economica.

Quest’anno, purtroppo, tale inerzia ha una più che valida giustificazione nella pandemia in atto. Anzi no, nessuna inerzia: con la velocità del vento la Federazione, preso atto dei  divieti governativi tesi a frenare i contagi,  ha colto al balzo l’occasione per  comprimere immediatamente il campionato in modo da farlo terminare  comunque nel periodo fissato dal calendario iniziale, nonostante l’obbligato  spostamento dell’avvio a metà giugno!

La soluzione per giocare meno è stata trovata in un baleno:  il girone unico è stato diviso in due gironi con conseguente riduzione delle settimane di gioco da 18 a 10.

Resta da capire perché la stagione, già breve perché fin dall’inizio programmata per terminare ai primi di settembre, sia stata ulteriormente contratta stante la possibilità di mantenere il girone unico con 18 settimane di regular season  per l’assenza di impegni internazionali sia per la Nazionale che per i Club.

Sorda a qualsiasi ampliamento del massimo campionato e allungamento della stagione “giocata”, la nuova mentalità  è caratterizzata da una prontezza di riflessi veramente degna dei più forti giocatori di baseball: l’evitabilissimo taglio  di cui il nostro baseball non ha certo bisogno è stato adottato immediatamente e probabilmente senza che alcuno dei Club interessati o qualche commentatore abbia pubblicamente eccepito qualcosa.

Eppure, qualche riflessione sulle conseguenze appare più che opportuna. Per esempio:

 

  • la stagione sarà due mesi più corta per via del calendario accorciato di 8 settimane;
  • ogni squadra disputerà 20 partite in meno (rispetto alle iniziali 36 del girone unico a 10, nei due  gironi a 5 ogni squadra disputa solo 16 partite);
  • il campionato, quindi, presenterà complessivamente  52 partite in meno (le 180 previste dal girone unico, si riducono a 128 nello sdoppiamento del girone).

 

Sicché in settembre e ottobre,  quando forse si potrà circolare con meno vincoli  e magari anche andare liberamente agli stadi, il nostro baseball avrà già chiuso i battenti.  Dell’attività in campo, ovvero di ciò che alla fin fine conta, a Dio piacendo se ne riparlerà solo dopo sette mesi, nell’aprile del 2021. Sette mesi durante i quali il baseball sopravvivrà solo nelle ormai consuete polemiche tra chi vorrebbe vedere baseball h 24 tutto l’anno e chi, invece, fa di tutto per destinare allo sport “giocato” il minimo spazio possibile, quasi fosse un intralcio, un fastidio …  Si potrà osservare che sarebbe già una fortuna, quest’anno,  disputarlo ‘sto campionato!  Già, ma se lo si potrà disputare, perché ci siamo a priori autolimitati?

Tale precipitosa corsa al taglio ha indotto i vertici a non considerare tutti i condizionamenti imposti dalla pandemia, ed in  particolare quelli relativi agli spostamenti, specie quelli tra regioni!

Corre voce che, non essendo stata considerata la gradualità dell’allentamento in fase 2 delle attuali limitazioni, tra cui quella concernente i trasferimenti interregionali, l’attuale cast di prima serie verrà  smantellato (sembra anche a causa di defezioni) e fuso con un certo numero di squadre di A2 allo scopo di creare non so quanti gironi regionali!

Se non accecati dalla incontenibile gioia di comprimere la stagione, nel modificare il campionato i vertici avrebbero dovuto valutare anche la possibilità di spostare ulteriormente l’avvio del nostro “mini” massimo campionato (il “fiore all’occhiello” del baseball italiano ormai può svolgersi in solo poco più di due mesi!) a  metà agosto o ai primi di settembre, quando  con tutta probabilità sarà cessata ogni limitazione agli spostamenti.

Se son veri tali rumors, succederà che i potenti,  che  finora non hanno mai degnato della minima attenzione l’impostazione che da tempo suggerisco,  attueranno una soluzione molto simile alla parte iniziale (Fase di Qualificazione) del mio progetto che prevede gironi composti col criterio della viciniorietà!

Allora potremo dire che per far arrivare i suddetti potenti a soluzioni più razionali, più che la ragion poté il baston. Quello di questa tremenda pandemia!

 

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Ezio Cardea

Nato a Milano il 9/12/1936, ha svolto attività come giocatore e come tecnico dal 1948 al 1980 partecipando ai campionati di prima serie dal ’55 al ’72, quasi sempre in società milanesi. Abbandonato il campo per impegni di lavoro, ha continuato a collaborare saltuariamente con società milanesi in supporto alle squadre giovanili e all'attività presso le scuole. A contato col baseball praticamente dal dopoguerra ai nostri giorni, ne conosce la sua evoluzione e ne ha evidenziato fin dal 1980 le criticità: prima fra tutte, a suo avviso, quella creatasi a causa della tendenza delle varie amministrazioni federali a potenziare il livello del campionato di punta fino a creare una frattura col resto del movimento, frattura insormontabile se non con l’'ingaggio di una forte percentuale di atleti d’oltre oceano.