Fabiana Fabrizi e Laura Ghioldi, “questa batteria ancora non si è esaurita” si raccontano in questa intervista, protagoniste in questa stagione con la casacca del Nettuno Softball City, che dopo aver concluso la regular season al primo posto, si prepara ad affrontare i play off promozione, per il salto in SerieA2.
– Come hai conosciuto il softball.
Fabiana: In realtà per caso, ma essendo originaria di Bollate è stato facile capitare al campo! Avevo circa 8 anni e mi piaceva lo sport: nuoto, atletica, basket, pallavolo… ma per vari motivi mi stufavo facilmente. Non trovavo una disciplina che mi conquistasse totalmente. Poi è arrivato il softball ed è stato Amore!
Laura: Mi sono avvicinata per la prima volta ad un campo di softball nel 1996 quando avevo 10 anni. In quell’anno la società della Nuoro softball, dove ho iniziato a giocare, organizzò i campionati europei juniores e fu per me la prima occasione di vedere partite di softball. Mi portò al campo mio padre, ex giocatore di baseball, che in quegli anni si era avvicinato alla società della Nuoro softball per intraprendere la sua carriera da allenatore con il settore giovanile. Provai a fare qualche allenamento incastrandolo con gli allenamenti della ginnastica artistica che praticavo a tempo pieno in quegli anni. Dopo circa un anno di allenamenti passati tra il campo di softball e la palestra della ginnastica artistica, l’allenatrice della ginnastica mi disse “scegli! Sono Sport troppo diversi e il fisico si deve formare nell’una o nell’altra direzione!” Quella scelta dura ancora oggi!
– Parlaci della tua carriera, cosa ti è piaciuto di più, cosa meno, la partita che giocheresti di nuovo.
F: Ho iniziato nella prestigiosa Società del Bollate e ci sono rimasta fino alla convocazione da parte dell’Azzanese Softball, dove Adriano Morabito ha tirato fuori il lanciatore che non sapevo di poter diventare, portandomi alla promozione in A2 proprio contro Roma, la Squadra che sarebbe diventata la mia casa l’anno successivo. Da allora ho fatto parte del Team capitolino Urbe della formidabile Alessandra Cirelli con la quale ho affrontato la serie A1 nel 2013 al fianco di alcune mie compagne di squadra attuali. Ho avuto la fortuna di vincere scudetti e indossare la maglia Azzurra ma, una delle cose più belle che il softball mi abbia insegnato credo sia principalmente la capacità di distinguere i limiti dai punti di forza e quella di provare a non arrendermi mai, sia dentro al campo che fuori!
È davvero un peccato che questo sport straordinario sia così poco diffuso, se solo lo fosse tantissime altre atlete avrebbero la possibilità di emergere, maturare e vivere emozioni splendide!
La partita che giocherei di nuovo? Il match che nel 2012 ha fatto conquistare all’Urbe Roma la promozione in A1.
L: Questo è il mio 26esimo anno di attività nei campi da softball e in questi anni, una delle cose che mi è piaciuta di più, è stata la possibilità di aver potuto cambiare società e squadre di appartenenza. Indossare maglie differenti permette di confrontarti con nuove realtà, imparare da esperienze diverse, sentire i consigli di piu allenatori e farti provare emozioni differenti a seconda degli obiettivi. Confrontarti con diverse realtà, permette di migliorarsi, tu porti la tua esperienza, loro ti danno nuovi stimoli! Ho indossato la maglia della Nuoro softball, della Supramonte Orgosolo, dell’Irgoli softball e del Cagliari softball tra le società sarde. Per le società laziali ci sono state le diverse squadre romane che negli anni si sono alternate nel campo dell’Acqua Acetosa e da ultimo la società di Nettuno. La cosa più brutta che ho visto in questi anni di carriera è stata la demolizione del campo da softball dell’Acqua Acetosa… Fine di un capitolo! Vedere quel campo raso al suolo significa impedire alla città di Roma di avere una sua squadra e un suo campo di riferimento. Quel campo ha rappresentato per me una casa e le varie squadre che si sono alternate sono state delle vere e proprie famiglie, dei punti di riferimento essenziali per me che ho fatto i miei studi lontano dalla famiglia e dagli amici d’infanzia. Senza di loro la mia vita a Roma sarebbe stata molto più difficile, invece grazie a loro non mi sono mai sentita sola e ho costruito dei rapporti che ancora durano e sui quali so di poter contare oltre il campo! Rigiocherei con loro tutte le partite e i campionati che abbiamo fatto insieme negli anni!
– Quest’anno con il Nettuno Softball City del Pres. Mario Atturo e il DS Fulvio Bellobono, con una squadra ben costruita e uno staff tecnico di tutto rispetto ( Roberto Andolfi Massimiliano De Cesaris Gianluca Cibati )siete partite per fare bene e avete vinto il girone, è cambiato l’obiettivo?
F: Veramente inizialmente io non ero prevista nel roster come giocatore, bensì come supporto allo Staff tecnico: una sorta di “pitching coach” a disposizione delle ragazze. Poi si è presentata l’occasione di entrare in campo, il grande Coach deve aver colto al volo la mia astinenza da terra rossa…e così mi sono ritrovata sul monte di lancio!
L’obiettivo iniziale si focalizzava principalmente sul creare coesione in un gruppo eterogeneo come il nostro, sia per età sia per esperienza di gioco, per mettere le basi di un progetto. Improvvisamente le nostre diversità si sono mescolate ed amalgamate così bene da creare una miscela esplosiva!! A valle di questo, ovviamente l’obiettivo si è evoluto: vincere il campionato!
L: Più che è cambiato l’obiettivo, direi che l’obiettivo Si è definito partita dopo partita. La squadra all’inizio non si conosceva, eravamo persone diverse che venivano da percorsi differenti e in poco tempo dovevano costruire un gruppo solido per stare in campo. Il rischio iniziale era proprio questo! Che giocatrici messe insieme non riuscissero a costruire una squadra. Ma come ho detto prima, la diversità, se usata nel modo corretto, aiuta a migliorarsi! Così è stato! C’è chi ha portato la propria esperienza di fuori e c’è chi ha messo il cuore e l’attaccamento alla maglia. Le due cose si sono fuse insieme velocemente e la squadra, già dalle prime partite, ha trovato la sua direzione e un suo affiatamento. Abbiamo preso consapevolezza che potevamo far bene, quel gruppo iniziale, in campo è diventato squadra e ci siamo rese conto che si poteva fare! E ora il desiderio di tutte non può che essere uno solo… Di chiudere i playoff con il botto!

– Cosa ti piace di più in campo di Laura/Fabiana ?
F: Laura. Che dire… Laura è il mio Diamante! Oltre ad essere amiche abbiamo un’intesa unica. Siamo LA BATTERIA da così tanti anni che ormai non servono segnali o sguardi, siamo perennemente connesse in Bluetooth!
Sia per me che per il resto della Squadra è una figura importantissima, da una carica pazzesca! Mitica Ghiò!!!
L: Fabiana… Mi fa sentire forte! Quando la vedo davanti a me sul monte di lancio sento che insieme possiamo avere il controllo della partita e gestire tutte le situazioni anche le più difficili! Vedo nei suoi occhi la stessa grinta e lucidità che cerco di avere io in campo e sento una forte complicità. Io e Fabiana ci parliamo poco in campo, bastano degli sguardi o dei gesti e capiamo cosa fare. C’è una forte Intesa che credo riusciamo a trasmettere anche al resto del diamante, una fiducia reciproca frutto di tante partite e soprattutto tante ore di allenamento. Gli anni che abbiamo passato in campo insieme rappresentano dei solidi pilastri che ci danno una sicurezza vicendevole, ci permettono di Non crollare e di sostenerci l’una con l’altra! Erano un paio di anni che io e Fabiana non giocavamo più insieme e grazie a Nettuno ci siamo ritrovate, come le ho detto durante il campionato “Questa batteria non si è ancora esaurita!”