Un manager nuovo, uno staff di coach rinnovato con qualità e un mental trainer per guardare al futuro cercando di intraprendere nuove strade. Il Nettuno Baseball si rinnova, accetta le sfide, e cresce innovando! Per la prima volta nella sua storia, il Club della Città del Baseball si presenta ai nastri di partenza della SerieA mettendo nel suo coaching staff un Mental Trainer. Ruolo che sarà affidato a Cristiano Castaldi che già vanta importanti esperienze nel settore. Conosciamo meglio Cristiano Castaldi in questa intervista rilasciata in esclusiva a Baseballmania:
Il Nettuno Baseball si presenta dunque alla stagione 2022 con una grande novità. Un mental coach nel suo staff. A te l’onore di essere il primo nella storia del baseball nettunese. Quali sono le tue sensazioni suscitate da questo incarico?
“Sinceramente al primo contatto fra le parti – dichiara Cristiano Castaldi – l’ ho vissuta come una normale proposta di lavoro. Domanda, offerta, obiettivi. Quando ho avuto il primo incontro in sede , qualcosa è cambiato, ritrovandomi intorno qualche giocatore che ci ha fatto sognare e tanta passione dei dirigenti. La trattativa quasi non c’è stata , nel senso che a un certo punto ho sentito che ,da cittadino e tifoso, non potevo non accettare. E’ un po’ come sentirsi al posto giusto nel momento giusto.
Mi sento orgoglioso di essere il primo ,ma soprattutto motivato a dare quel che posso , con tutti gli altri, per far tornare il Nettuno ad essere totalmente competitivo”.
Il baseball è forse uno degli sport dove l’approccio mentale ha una valenza rilevante, non fosse altro per il fatto che è sport di squadra dove l’individualità ha un peso specifico enorme. Vedi il ruolo di pitcher e la turnazione in battuta dove da soli si rappresenta nel box di battuta tutta la squadra. Sarà quindi una sfida ancora più intesa per te?
“Ogni sport ha la sua specificità e quindi il relativo approccio al mental training. Diciamo che ormai non si dubita più del fatto che l’ ambito mentale va implementato ed allenato. Questo pone il mental training perlomeno sullo stesso piano dell’allenamento tecnico e fisico. Il baseball ha la sua forte caratterizzazione , data dal cambio di ruolo nelle due fasi di attacco e difesa, nella velocità di esecuzione e ripetizione del gesto, nelle lunghe pause nel dugout e nelle fasi di parziali stand by nei ruoli di difesa. Tutte situazioni in cui si richiede alto tasso di concentrazione . Non essendo uno sport di contatto, il livello di adrenalina e quindi di attenzione, tende a scendere e la richiesta di focalizzazione lancio per lancio e’ altissima. I giocatori dicono che il 90% del baseball e’ mentale .Anche non fossero queste le percentuali , di certo il baseball si gioca sui dettagli. E’ uno sport dentro o fuori. Tutto o niente .Che non da’ scampo se non si è preparati mentalmente sulla focalizzazione e se non ci sono pre-requisiti di benessere emotivo. E’ fortemente individuale pur essendo uno sport di squadra , quindi la responsabilità è notevolmente concentrata nei pochi attimi in cui si viene chiamati in causa”.
Su quali aspetti del tuo settore pensi che si debba lavorare sin da subito con il gruppo squadra?
“Ho chiarito fin da subito a società, manager e giocatori che io ho tre tipi di obiettivo: di benessere , di prestazione, di risultati. A dispetto del coaching classico che lavora soprattutto su obiettivi di prestazione e risultati ,io credo anche molto nel lavoro di sostegno emotivo dell’atleta/uomo , capace di accrescere l’autostima, l’empowerment e di conseguenza l’autoefficacia in campo.
Abbiamo già iniziato questo lavoro con sedute di gruppo ed individuali e le risposte dei ragazzi mi confermano che la strada sia giusta. Fra poco inizieremo gli allenamenti e quindi il lavoro si spostera’ anche su tecniche inerenti i momenti di gara con esercitazioni specifiche per i vari ruoli”.
Il roster del Nettuno è giovane, ci sono atleti ancora nel pieno del loro sviluppo atletico. Questo faciliterà il tuo lavoro? E quanto sarà fondamentale per la crescita futura di questi ragazzi?
“Il roster è giovane, è vero, anche se ci sono giocatori che hanno fatto già esperienze all’estero o in altri top team italiani. Il giocatore giovane e’ sicuramente più aperto e curioso rispetto a una novità di lavoro come questa .Le nuove generazioni son più pronte a approcci innovativi. D ‘altro canto il giocatore esperto aiuta di più a filtrare e orientare le esigenze della squadra . Per la loro crescita , a mio avviso, sarà un lavoro decisivo in quanto metteremo nella.loro cassetta degli attrezzi degli strumenti che potranno usare sempre, in tutta la loro carriera, durante ogni partita, ogni inning. Lancio per lancio.
E’ la terza via dell’ allenamento, insieme a quello tecnico e fisico”.
Esiste una “formula magica” per costruire una squadra vincente? Quanto questa “formula” dipende dalla mentalità e dalla testa di atleti, tecnici e perchè no, dirigenti?
“La formula magica la conosce da sempre ogni dirigente- continua Cristiano Castaldi – ogni giocatore, ogni giornalista e ogni tifoso all’inizio della stagione .E’ scontata e consolidata: Organizzazione, buoni giocatori, motivazione . Facile a pensarlo. E forse a dirlo. Meno facile è adottare un metodo coerente e costante su cui lavorare che coordini tutti su obiettivi comuni. Se le idee non sono chiare o non sono condivise, la pur buonissima volontà con cui ogni società sportiva inizia una stagione, spesso si infrange sulla mancanza di strumenti efficaci a contrastare le criticita’.
La mentalità vincente può essere un dono naturale e questo fa di un giocatore un fuoriclasse. Ma nella stragrande maggioranza dei casi ,si apprende durante la carriera ,se si trovano sulla strada ,dei buoni maestri nello spogliatoio, nel dog out , nella formazione. Col mental training possiamo sicuramente migliorare tutte queste aree. La società , mi pare abbia preso una strada chiara su questo, con una visione più aperta e professionale”.
È più giusto dire Mental Coach o Mental Trainer?
“Son giusti entrambi ! Il mental coach nello sport ,usa quasi esclusivamente il Coaching motivazionale di stile statunitense. A me piace più Mental Trainer in quanto oltre il Coaching uso anche altre tecniche derivanti dalla mia formazione come Counsellor a mediazione corporea ed esperto di Psicologia dello sport affiancate a conoscenze di anatomia e fisiologia che arrivano dalle mie conoscenze come Fisioterapista e Osteopata . Sono legato e credo di più a un modello biopsicosociale che affonda le radici nella classicità e nelle verità della Filosofia e Psicologia del Vecchio Continente .
La professione e’ in grande fermento e trasformazione e credo il meglio debba ancora arrivare. Di certo e’ che entro pochi anni, nessuna squadra potrà fare a meno di una figura che alleni la mente, a prescindere dal nome”.
Pensi che la scelta di affidarsi a un metal trainer da parte della dirigenza è per dare un segnale di discontinuità rispetto al passato?
“Credo che la società abbia dato prova di visione e di sfida alle nuove esigenze del team. Inoltre ha avuto la grande capacita’ di fare una profonda analisi dei risultati non soddisfacenti della passata stagione. In questo senso la mia figura va anche a ricoprire il bisogno di un facilitatore della comunicazione e di problem solver all’interno dei vari ambiti del team, squadra, dirigenza, staff tecnico”.
“Il futuro per noi è già oggi. Quello del Nettuno è un progetto in continua evoluzione. Non stiamo cercando di cancellare ciò che è stato, che rimane ben presente nella nostra storia ma lo concepiamo come un riferimento e non come un’ancora alla quale aggrapparsi. Del resto quando questa avventura è iniziata tre stagioni fa, in pochi avrebbero creduto nella possibilità di costruire qualcosa di diverso rispetto al passato. Noi, nel nostro piccolo, ci stiamo provando con una politica di sostenibilità dei bilanci e di valorizzazione dei vivai, due valori che abbiamo messo al centro sin dal primo giorno”.
A un certo punto dell’intervista si chiede al sig. Castaldi: Esiste una “formula magica” per costruire una squadra vincente? Mia opinione è che più di “squadra vincente”, bisogna parlare di “cultura vincente”, due concetti diversi. Per esempio, non si può ignorare che lo scorso anno la squadra è stata una squadra vincente, ciononostante, si sottolinea che i risultati non sono stati soddisfacenti nella passata stagione. Infatti, il sig Castaldi poi ci porta sulla retta via quando sostiene che bisogna “adottare un metodo coerente e costante su cui lavorare che coordini tutti su obiettivi comuni. Se le idee non sono chiare o non sono condivise, la pur buonissima volontà con cui ogni società sportiva inizia una stagione, spesso si infrange sulla mancanza di strumenti efficaci a contrastare le criticita’. Chapeau!