Le dimissioni di Gigi Mignola, da vice presidente FIBS, le cause, i motivi delle dimissioni e il momento che vive il baseball italiano, in questo articolo.

Pubblicato il Ott 17 2023 - 4:39pm by Massimo Moretti

Gli strascichi del nono posto agli scorsi Europei della nazionale guidata da Mike Piazza, si fanno sentire anche in sede dirigenziale in ambito FIBS, dopo le dimissioni dall’incarico di Team Managaer della Nazionale Elite da parte di Vincenzo Mignola, arrivano anche le dimissioni dal ruolo di Vice Presidente FIBS.

Lo abbiamo avvicinato per analizzare a 360 gradi il momento e le prospettive di un movimento in evidente crisi di visibilità e di risultati.

“”””Un anno fa davo le dimissioni dal ruolo di Team Manager della Nazionale Elite – spiega Mignola -. Lo avevo fatto nel tentativo di dare una scossa al movimento e ai componenti del Consiglio Federale nella speranza, ad oggi vana, di cambiare una situazione ormai incancrenita a livello di gestione federale e di gestione dello sviluppo e della ricerca del talento. Volevo far capire che la fase di risanamento prima, l’emergenza covid, la crisi energetica, la crisi economica, erano ormai finite e che serviva un riassetto generale di gran parte dei progetti federali, a partire dalle azioni nei confronti delle società fino alla struttura dei campionati. Per quanto mi riguarda la fase sperimentale era terminata nel 2022. Lo sottolineo perché qualcuno ha ascritto parziale o totale responsabilità in merito alla strutturazione dell’ultimo campionato.

E’ sufficiente leggere i verbali e parlare con chi ha rappresentato in buona fede i club nelle riunioni, con chi ha seguito i lavori della Commissione istituita su mandato del Consiglio Federale stesso, per comprendere che personalmente ero favorevole ad una profonda ristrutturazione dei campionati – anche giovanili – con un focus primario sull’aumento del numero di gare. Per questo ho votato insieme a pochi altri contro alla formula del campionato di serie A 2023. I verbali ora sono online.””””

I motivi delle dimissioni dal ruolo di Team Manager della Nazionale Elite non erano però stati pienamente colti dai membri del Consiglio Federale?

“”””E’ vero, ho commesso l’errore di sopravvalutare il mio ruolo e l’effetto delle mie dimissioni. All’esterno qualcuno li ha colti, nel Consiglio Federale no. Qualcuno lo ha fatto parzialmente e comunque in forte ritardo, a campionato già in corso. Lo ammetto con una profonda amarezza e con una grossa delusione personale”””.

Uno dei motivi fondamentali che ti hanno portato alle attuali dimissioni è la gestione del progetto tecnico legato alle nazionali?

“”””Lo dico senza tanti giri di parole: in questo momento il progetto tecnico legato alle nazionali di baseball è in alto mare. Ciò che doveva fare il gruppo che fa capo all’attuale Manager era qualcosa di molto simile a quanto fatto dalla pallavolo negli anni ’90: il Club Italia per capirci, formare i tecnici ed aiutare le società verso la creazione del talento. Per farlo era necessario confrontarsi, visionare atleti ai tornei e nei vari camp. In questo andava fatto un investimento.

Bisognava inserire tecnici di oltreoceano (meglio se di provenienza giapponese o statunitense) del livello di High School e College standardizzando e adattando le metodologie alle nostre caratteristiche, facendoli lavorare sui fondamentali presso le società e in collaborazione con i nostri tecnici. Bisognava iniziare ad inserire elementi di conoscenza e applicazione sulla psicologia, sulla presenza e l’uso dei social, sulla preparazione atletica, su elementi di conoscenza legati all’alimentazione: tutto questo in accordo con il CNT, con la Medicina dello sport, con l’Area Ricerca e Sviluppo della performance. Ovviamente senza tralasciare la ripartenza dell’Accademia Nazionale, che doveva essere alimentata anche dalle Accademie Regionali, e il progetto di formazione per scout e osservatori.

Di tutto questo non è stato fatto nulla!! Sono state fatte processioni e viaggi vacanze, si è andati alla ricerca di “orgoglio italo-americano” senza avere una reale apertura di mercato. Ci siamo così trovati a sperare che coloro che avevano accettato di portare avanti il progetto facessero il proprio lavoro dopo le promesse di avere a disposizione giocatori che erano già parte del roster dei 40 della Mlb e che non sarebbero stati disponibili>.

Quali soluzioni?

“”””A mio avviso l’idea di inseguire il professionismo non è il nostro vestito attuale. Se si incentiva troppo il mix internazionale per i Team Nazionali rischiamo che i giocatori locali non si sentano motivati e che il nostro gioco non diventi più popolare di quanto non sia ora. Ma proprio qui c’è stata l’incomprensione.

Non è passato il concetto, tutto americano, di imporre il proprio modello anche dove questo non può funzionare, se non con un coinvolgimento e un’empatia che sono totalmente mancati”””.

Servono tempo e pazienza per raggiungere degli obiettivi.

“”””Se si ha poca pazienza a nulla servono roboanti dichiarazioni del tipo ”meglio perdere coi nostri che vincere con oriundi”, fatte in sede di primo insediamento e poi disattese e smentite dai fatti nei mesi successivi. Smentite agendo in modo confuso e mettendo ostacoli a progetti importanti come l’Under 18 e l’Under 23. A loro serviva fare esperienze nel lungo periodo facendole partecipare a Tornei internazionali, anticipando i tempi, sapendo che, pur nelle difficoltà, erano in questo momento una delle poche soluzioni anche in chiave futura (eventuale inserimento del baseball e softball alle Olimpiadi 2028) per dare un aiuto e uno stimolo nella ricerca atavica e ritardata dell’esplosione dei nostri talenti.

Faccio presente un’altra cosa. Ultimamente abbiamo iniziato ad inserire giovani con doppio passaporto provenienti dai college o da paesi extra UE per partecipare ai Campionati Europei anche nelle nazionali giovanili con dubbi risultati.

Sarà questa la strada per il futuro? Io dico di no!! Se questi ragazzi esploderanno non li rivedremo mai più, personalmente preferirei vedere esplodere un talento nostrano e perderlo magari facendo da traino ed esempio ad altri atleti cresciuti nelle nostre società.Talenti che poi si trovano ad essere sostituiti da giocatori di origini italiane di oltre oceano e anche comunitari che però scarseggiano sempre più, anche per questioni meramente economiche e legislative, visti i tempi e le modalità che non sono più quelle di una volta. Ora abbiamo un bacino di riferimento che tra ius soli sportivo sempre più in bilico nella sua attuazione, fine di discendenze parentali e abbandoni sportivi prematuri, ci da meno possibilità di acquisire atleti che poi possano creare il potenziale richiesto e da tutti auspicato.

Non dimentichiamo poi che gli atleti nostrani che fanno parte delle organizzazioni USA ed extra europee che potrebbero apportare un valore aggiunto ci vengono sempre concessi con il contagocce: come mai noi non riusciamo ad averli a disposizione e le altre nazioni europee sì? Ancor più inspiegabile è il fatto che molti nostri atleti che negli ultimi anni sono andati nel mondo delle Minors e che ne sono tornati senza crescite evidenti. Qualcuno ha addirittura abbandonato totalmente il mondo del baseball””””.

Vincenzo Mignola premiato con la stella d’argento CONI nella cerimonia del 14 ottobre
Foto CONI Emilia Romagna

Tutto questo si riflette sulla creazione dei giocatori e sui risultati della nazionale maggiore, che con l’ultimo campionato Europeo ha raggiunto un risultato deludente.

“”””Siamo arrivati a portare una Nazionale Maggiore all’Europeo di categoria facendo passare tanto tempo senza raduni e amichevoli se non nell’ultima settimana. Come si può pensare che si possa creare un gruppo e far scattare automatismi in meno di una settimana? Facciamoci un esame di coscienza. Guardiamo con occhi diversi quello che succede sui campi: manchiamo di fondamentali, commettiamo errori di non conoscenza del gioco, abbiamo poca autonomia, poca disciplina e solo una grande cultura degli alibi. Come Nazionali giochiamo poco, ci alleniamo poco e i ragazzi in molti casi sembrano vivere con fastidio e pesantezza la vita di atleta azzurro. Molti rifiutano la convocazione, a volte con motivazioni più che legittime, a volte facendo nascere dubbi sul perché. Si giustificano adducendo agli scarsi preavvisi per ottenere permessi di lavoro, per l’uscita da scuola o per la partecipazione ai programmi scolastici: a tutto questo si ovvia con la programmazione, con il dialogo e con i confronti con le parti coinvolte. E’ evidente che oggi tutto questo manca: a questo punto sarebbe ora di farsi domande e porre correttivi.

Noi addetti ai lavori dovremmo fare autocritica perché accettiamo silenziosamente la situazione o ci concentriamo su altre cose, i cosiddetti alibi del tipo chi è l’oriundo, lo straniero, il comunitario, i mesi di gioco, le spese, la riforma dello sport, l’errore dell’arbitro, l’inning andato storto, le dirette televisive, la durata delle partite>.

Un altra questione il ricordo dei bei tempi passati, quando il baseball era tra gli sport più seguiti, ma ora viviamo un altra epoca ed un altro tipo di società.

“”””A tal proposito ritengo che prima di parlare di investimenti faraonici in marketing e visibilità o di voler assecondare le aspettative dei tifosi continuando a idealizzare il proprio passato dovremmo analizzare i motivi per cui continuiamo a rivolgere il nostro sguardo alle gesta di un tempo. Sappiamo bene che per indole si tende a ricordare il passato come migliore di quanto sia stato in realtà: questa visione influenza i comportamenti delle società in genere e quindi anche della cultura sportiva.

Sarebbe più importante rimettere in ordine e al centro dei lavori come dovrebbe essere la struttura che oggi regge lo sviluppo del baseball e del softball l’accoglienza che in Italia dovremmo dare a chi si avvicina per le prime volte a questo mondo senza dimenticare coloro che lo frequentano già. Per fortuna alcune società stanno facendo qualche tentativo, mettono in pratica buoni metodi che noi dovremmo seguire e far diffondere.

Non dobbiamo aver paura di costruire una via diversa facendola diventare la nostranarrativa, un antidoto alla stagnazione, un potenziale di ciò che sarà e che poi – in futuro – diventerà essa stessa un passato da cui ripartire””.

Invece di un diverso sguardo alla realtà si intuisce la necessità di progettare un nuovo modo di porsi e di aprirsi all’esterno, verso un mondo che cambia con grandissima rapidità.

“””Dobbiamo cambiare i rapporti con le Pubbliche Amministrazioni. Anche in questo caso non siamo sempre buoni osservatori o propositori: le società in primis, ma pure noi dobbiamo unire le forze per parlare, ragionare e aprirci assieme al confronto con questi enti.

Il Consiglio Federale dovrebbe essere il portavoce e il punto di ascolto “dei” e “nei” territori, ne andrebbe incentivata la presenza invece di mortificarlo dentro la burocrazia delle“autorizzazioni di viaggio”, un elemento non previsto dallo statuto, dando così forza alla sensazione di distacco tra organi centrali e realtà locali, avvalorando la tesi che andiamo sui territori solo per chiedere il voto !!

Solo una volta ricostruite le basi si potrà investire sul futuro! Io parlavo di cultura sportiva nella campagna elettorale di Change Up, quasi in solitaria anche fra i miei colleghi di allora: oggi ne parlano tutti ma qui, ancora, dissento nel metodo e nei contenuti. Non dobbiamo solo importare ma iniziare a (ri)costruire la nostra scuola. Il primo passo è la professionalizzazione dei tecnici italiani che trova nel CNT porte apertissime.

Dobbiamo insomma pensare ad una via italiana al baseball e al softball che oggi si scontrano con l’acquisizione da parte delle società di tecnici stranieri che vengono usati con il contagocce rispetto al lavoro potenziale che potrebbero fare.

Non possiamo immaginare sviluppo se questo è legato ad un precariato economico che ha, di fatto, anche una ricaduta sulla disponibilità dei nostri tecnici a cui spesso si chiede di lavorare gratis o quasi salvo poi lamentarsi che non c’è continuità e disponibilità.

Lo stesso vale anche per le classi arbitrali. Cosa ci impedisce ad esempio di avere un periododell’anno per preparare gli arbitri alla stagione che sta per arrivare? Non intendo il clinic, intendo un modello (collegiali) in cui si testano anche le performance, in cui si preparano le novità e ci si confronta, come fanno quasi tutte le federazioni. Lo stesso dicasi per le figure dirigenziali.””””

Un salto di qualità molto impegnativo, che non tutti potrebbero essere in grado di apprezzare e sostenere, in questo periodo pieno di incertezze.

“”””Sento sempre parlare di cultura del baseball, è diventato il nuovo mantra!! Vorrei sapere a chi ne dobbiamo parlare, chi ne deve parlare, come ne dobbiamo parlare. Cosa è mancato sino ad ora? Chi ha impedito questa diffusione culturale?

E’ stato stabilito che il ruolo di qualcuno deve essere quello “dell’ambasciatore del baseball per l’Italia”? Perfetto. Però prima dovremmo insegnargli anche qualcosa su come si pensa, come si vive, come è possibile sviluppare, come si parla nelle scuole, sui campi, alle persone, come si chiede “permesso” prima di entrare da qualche parte. Proprio quello che dovrebbe fare un autentico ambasciatore dello sport.

E’ devastante invece credere che dall’oggi al domani si passi da un ruolo tecnico ad un ruolo divulgativo o dirigenziale (un occhio al passato sarebbe consigliato) visto che ci sono dubbi sulle capacità tecniche per non parlare di quelle divulgative e dirigenziali. Per parlare della cultura di uno sport bisogna partire dal conoscere la cultura del Paese in cui si lavora. Perdonatemi ma io penso che se prendiamo i peggiori esempi da altri sport con azioni come quelle di aggredire arbitri, insultare gli avversari, dare spettacoli penosi davanti ad atleti minorenni e alle loro famiglie, e peggio ancora esprimere cori beceri dei tifosi in diretta su streaming fatiscenti e non controllati, non avremo alcun titolo per esportare “la nostra cultura”. Io credo che sia da lì che nasce in buona parte l’essere poco attraenti, il non essere un prodotto spendibile.

Oggi tutti sanno le cose in tempo reale, tutte le informazioni sono condivise in un attimo. I potenziali sponsor o futuri fruitori dei nostri sport possono farsi facilmente un’idea di ciò che accade e del nostro modo di governarlo: credo che anche da questo punto di vista siamo poco interessanti.Io cerco e penso solo di fare le cose per bene, di fare autocritica quando sbaglio e di trovare soluzioni più che a creare problemi: per me fare un “mea culpa” è un fattore di crescita, non una vergogna!! Credo anche che a volte chiedere scusa sia importante e che dire “ho sbagliato” lo sia ancora di più. Lo faccio anche ora: ho sbagliato, ho sbagliato a credere che ci fossero in tutti le mie stesse motivazioni, ho sbagliato a credere che il cambiamento fosse voluto da tutti.

Non mi riferisco solo al Consiglio Federale perché anche tra molte società non vi è questo spirito e questa cultura del cambiamento. Ho il cruccio del poco tempo che mi resta per cercare di rimediare ma proverò a farcela!! Fa parte del cambiamento anche chiedere scusa e rimediare agli errori. Il vero cambiamento si valuta anche in questo, nel cambiare pensieri modi ed azioni. O lo si pratica o è peggio del peggior conservatorismo “”””””.

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Massimo Moretti

Nato nel 1973....aspettando da troppo tempo lo scudetto. Semplice appassionato di baseball come tutti quelli che vivono nella città del Tridente. Ottima prima base nei tempi (mio giudizio) protagonista assoluto in una partita con la maglia dei Ragazzi del Nettuno B.C. contro gli americani della base Nato di Napoli (ho le prove ed i testimoni). Vanto una presenza al piatto con la maglia del Baseball Club Rovigo in serie C nono inning uomo in base sotto 3 a 1 in quel di Poviglio strike out senza gloria. Ho provato la scalata nelle Minors come da foto profilo ma senza successo.